La Festa del Geranio e Sagra dell’Ospitalità
La data della prima edizione è incerta, m tramite ricordi dei paesani si può datare alla prima metà degli anni 60. Gli ideatori sono stati Don Cesare Grasselli e Tommaso Pontoni grazie al sostegno di Giuseppe Giunchi. Nata come festa del ritorno per dare il benvenuto ai villeggianti, che tornavano in estate a Cesi, successivamente venne chiamata; “ Festa del geranio e dell’ospitalità”, nome che porta fino ad oggi. Questa festa si tiene sempre la seconda domenica di Agosto, è stato scelto il geranio, perché è un fiore abbastanza resistente e molto presente in queste zone, perché simboleggia la resistenza e forza degli abitanti di questa valle. La festa dura un giorno, la mattina c’era la festa ai giardini pubblici di Cesi, dopo che fu costruita la statua di un cristo in mezzo al bivio sopra i giardini, l’altare, fu posizionato lì davanti, ma più tardi, a causa del grande afflusso di gente, la messa fu rispostata nei giardini pubblici. Il pomeriggio si facevano giochi popolari dedicati ai bambini, come la corsa nei sacchi di patate, le gincane, la caccia al tesoro . Si tenevano le partite di calcio, anche contro le altre frazioni di Serravalle del Chienti, il classico era la partita tra scapoli e ammogliati. Il mangiare e bere erano gratuiti e offerti ai partecipanti. Il gerani venivano esposti ai piedi del crocifisso e a fine giornata la giuria selezionata premiava la pianta più bella, per anni la moglie del sindaco di Serravalle del Chienti ha presieduto la giuria.
Ai nostri giorni la festa ha mantenuto lo stesso programma semplice e dal sapore popolare di allora.
Ringraziamo Nadia Pandolfi per le informazioni fornite.
La Festa della Venuta della Santa Casa il 9 Dicembre
La Venuta è una festa tradizionale delle Marche, diffusa anche in alcune zone dell’Umbria, che si tiene da più di quattrocento anni la sera tra il nove e il dieci dicembre, accendendo grandi fuochi in città, paesi e campagne.
Nel calendario cattolico, il 10 dicembre è la festa della Madonna di Loreto, che celebra la traslazione della Santa Casa. Nella notte della vigilia, tra il 9 e il 10 dicembre, in tutte le Marche è viva la tradizione di accendere grandi falò (i focaracci) per “rischiarare il cammino alla Santa Casa”; si tratta dei fuochi della notte della Venuta, intendendo per “venuta” l’arrivo della Santa Casa. I fuochi si accendono alle prime ombre della sera nelle campagne, nei paesi e nelle città, compreso il capoluogo, Ancona, dove i vari rioni gareggiano per allestire il fuoco più alto e bello
La tradizione vuole che i fuochi odierni ricordino quelli che nel 1291 servirono ad illuminare la strada alla Santa Casa che in volo stava giungendo a Loreto.
Il falò acceso in occasione della festa assume nomi diversi a seconda della zona: focaraccio, fogaró, faone, foghèra, faore, focone, favore o anche semplicemente fuoco della Venuta
Anche in Umbria si celebra, in alcuni centri, la festa della Venuta, ad esempio a Cascia (Focone della Venuta), Monteleone di Spoleto, Scheggino, Assisi (anticipata al giorno sette dicembre), Rasiglia, Sigillo.
La festa che si tiene per celebrare la traslazione della Santa Casa in Umbria si chiama “Festa del Passaggio”, anziché “della Venuta”. La tradizione popolare vuole infatti che la Santa Casa sia passata per l’Umbria prima di arrivare nelle Marche.
Anche a Cesi la sera del 9 Dicembre è tradizione accendere il focaraccio, che sfida, in grandezza, quelli degli altri paesi vicini. Questo è un momento molto sentito dalla comunità, che solitamente si incontra prima in una grande cena di paese per poi salire nella zona del focaraccio.
La festa del patrono di Cesi dedicata a San Callisto il 14 Ottobre
San Callisto I è stato uno dei Papi vissuti sotto l’Impero Romano e uno dei più noti a subire le persecuzioni. Fu papa dal 217 al 222 e le più note catacombe di Roma portano oggi il suo nome. Nacque probabilmente come schiavo. Accusato di frode dal suo padrone, a cui aveva sottratto del denaro, fuggì in Portogallo, dove fu arrestato e riportato a Roma. Dopo un periodo di prigionia in Sardegna si convertì al cristianesimo e divenne ben presto una figure di riferimento per i cristiani di Roma. Su incarico di papa Zefferino divenne il responsabile dei cimiteri cristiani della città, ovvero le catacombe, e cominciò lo scavo di quella che ancor oggi porta il suo nome lungo la via Appia. Le notizie sulla vita di san Callisto prima del pontificato sono però molto frammentarie e riportate soprattutto da fonti ostili, per cui poco benevole nei confronti del Santo. San Callisto, che era stato peccatore prima di diventare Papa, imperniò il suo pontificato sulla misericordia, accogliendo nella Chiesa peccatori pentiti e facendo del perdono una delle sue più importanti caratteristiche. In questo periodo la cristianità era divisa anche da dispute dottrinali e a san Callisto si deve il merito di averle sapute ricomporre in modo pacifico, da buon mediatore. Durante il suo pontificato era attivo anche un anti-papa, che guidava la fazione con cui Callisto non era riuscito a riappacificarsi. La differenza principale fra le due visioni del cristianesimo, che si accusavano a vicenda di eresia, era legata a questioni teologiche. Nel 222 però san Callisto fu arrestato e dovette subire il martirio, probabilmente durante una rivolta popolare contro i cristiani, secondo alcune fonti fomentata proprio dagli uomini dell’antipapa. Pare che il santo sia stato gettato in un pozzo di Trastevere, dove morì, ma la leggenda non ha riscontri storici. Il suo corpo fu deposto nella catacomba di Calepodio e poi, nel 790, fu trasferito nella basilica di Santa Maria in Trastevere.
San Callisto I è patrono di numerose parrocchie italiane. Anche Cesi, frazione del comune di Serravalle di Chienti, in Provincia di Macerata, festeggia San Callisto Papa come patrono e gli dedica una solenne processione, che percorre il paese e il contado.